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- Scritto da Maria Antonietta Letizia
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Nato a Messina l’11 agosto del 1857 da Don Giuseppe, 5 ° principe della Floresta e da Donna Giuseppina Calcagno, figlia di Don Vincenzo dei duchi d’Ossada e di Donna Rosa d’Amico dei duchi di S.Giorgio, sposò nel 1880, a Milano Isabella Alfonsa Karlitski. Ancora giovinetto aveva studiato al Tolomei di Siena, ma appena uscito dal collegio si ritirò a Patti dove visse nella sua casa in Largo Calcagno allontanandosi solo per brevi periodi e per motivi di studio. Dedicò la sua vita essenzialmente alla storia,
ma amava molto la poesia e l’arte in genere. Fra i vari incarichi che svolse per conto del comune vi è anche l’incarico di “deputato” per la sorveglianza della Banda musicale assegnatogli nel 1916 “poiché nella persona del principe della Floresta si riuniscono tutte le doti richieste sia per l’amore e la passione all’arte musicale, sia per l’indipendenza e la nobiltà di carattere” (Delib. G.M. 22/04/1916). Fu ispettore onorario per le antichità, Socio della Storia patria Calabrese, e di quella Siciliana e del circolo numismatico napoletano. Fondatore nel 1908 dell’Associazione nazionale “Dante Alighieri”. Tra le sue numerose cariche civili ricordiamo che fu presidente dell’Ospedale civile, delegato della Croce rossa e presidente della Congregazione di carità. Fu uomo di grande importanza per il nostro paese, si occupò di critica d’arte e di filologia, ma era principalmente uno storico e come tale si interessò molto alla storia di Patti, che aveva già cominciato a pubblicare a puntate nell’”Archivio Storico Messinese” con il titolo “Lotte della città di Patti per la sua libertà e per la sua giurisdizione nel secolo XVII”. In questa opera il Ruffo cita fatti e personaggi del più travagliato periodo della nostra storia, facendo un esame attento e approfondito degli avvenimenti civili e militari senza tralasciare i fenomeni sociali e culturali, che portarono Patti ad essere la quinta città demaniale della Sicilia, con propri rappresentanti al parlamento di Palermo, con note e riferimenti spazia nel tempo dandoci una considerevole opera. Molte anche le opere di interesse nazionale come: Pietro Ruffo di Calabria, conte di Catanzaro e Il cardinale Fabrizio Ruffo e la controrivoluzione del 1799. Le numerose notizie attinte nell’archivio della casata ricco di documenti inediti e originali ha consentito a Vincenzo Ruffo di compiere una rivalutazione storica dei suoi illustri antenati, e non per spirito di famiglia, ma per quel innato senso di giustizia che egli aveva nel trattare argomenti di storia. Tra le conferenze e i discorsi, da lui tenuti, sono da ricordare: Il perfezionamento dei popoli per via di transumazione considerato dalla scuola selezionista, Educazione e introduzione (1903) ; Per l’inaugurazione di una lapide a Filippo Zuccarello, il leggendario eroe dei bombardieri, in Patti Marina (1919); L’anima pattese , in cui è delineata l’evoluzione e l’emancipazione della società pattese per la conquista della sua libertà e della sua autonomia. Morì a Patti il 6 luglio 1918 durante l’epidemia di febbre spagnola all’età di 60 anni, lasciando inedite molte altre opere di grande interesse storico. Il 10 giugno 1974 si deliberava di intitolare la Biblioteca Comunale all’insigne storico pattese: Duca Vincenzo Ruffo della Floresta. Alcuni anni dopo la biblioteca cambiò denominazione in “Nobile Ceraolo Pisani”…ma questa è un’altra storia.
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Pittore pattese nato intorno all’anno 1815 e morto in Patti il 30 marzo 1881. Figlio di Giuseppe e Bonsignore Anna sposò Giardina Maria Teresa il 14 settembre 1851. Quinto di 11 figli, fu l’unico a sposarsi, gli altri morirono piccoli o non si sposarono, vi era anche un sacerdote, Gaetano che morì a 32 anni. Discendente di una nobile famiglia di origine spagnola, aveva nobili origini anche da parte di madre in quanto Anna era figlia del barone Don Giuseppe Bonsignore. Francesco Nachera alterna la sua passione per la pittura ai suoi impegni con il comune e quelli per la gestione
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Gaetano Caleca nacque a Patti il primo agosto 1869 da Francesco Caleca e Cusimano Nunziata. La sua era una famiglia benestante infatti come si legge nell’atto di morte di uno dei capostipiti , Antonino, deceduto nel 1848 la sua “professione” era “benestante”. In seguito negli atti successivi la professione dei Caleca diviene “pentolaio”, erano infatti gli anni in cui la produzione delle famose
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Antonino Aristide Beniamino Pisani nacque in contrada Villa Ridente, nel comune di Gioiosa Marea, il 19 ottobre 1894. Ottavo figlio dell’avvocato Pietro e di Letteria Cacopardo, visse a Patti dove frequentò il collegio Magretti e proseguì gli studi liceali prima a Messina, luogo di nascita della madre e poi a Cefalù. Chiamato alla leva nel 1915 fu tra i sostenitori dell’interventismo e dopo tre mesi di frequenza al corso Ufficiali dell’Accademia Militare di Modena fu assegnato del 38° Reggimento di Fanteria della Brigata “Ravenna”. Svolse i compiti affidatigli con fervore e convinzione, distinguendosi per coraggio. Gli fu attribuita la Medaglia d’Argento al Valor Militare poiché durante la decima battaglia dell’Isonzo rimasto gravemente
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La prima guerra mondiale fu una vera carneficina, i morti italiani si calcolano intorno a 680.000. Anche Patti pagò un alto tributo di sangue per questa guerra a noi tanto lontana, i concittadini caduti furono 104 e i loro nomi sono impressi sul monumento di Piazza Marconi. La lista si apre con il nome del Capitano Filippo Zuccarello , ma chi era e cosa fece di tanto eroico da meritare la medaglia d’oro? La famiglia compare nei registri di anagrafe quando