L’11 marzo 1817 fu pubblicata in Napoli la Legge che stabiliva la costruzione dei camposanti fuori dell’abitato in tutti i Camuni continentali del regno entro il termine di tre anni. La relativa spesa era a carico dei Comuni. La stessa legge stabiliva che dal giorno di apertura del camposanto era vietato “generalmente e senza veruna eccezione, di seppellire i cadaveri umani in qualsiasi altro luogo, dentro o fuori l’abitato…” I Comuni, però, soprattutto per motivi economici, continuavano a ritardarne la costruzione. Nel 1831, il Governo chiese la nota di tutte le cappelle gentilizie esistenti nei Comuni del Vallo. Il decurionato di Patti, con deliberazione del 17 marzo 1839, destinò per camposanto “un pezzo di terreno davanti la chiesa del convento dei Padri Cappuccini…” Nel bilancio del successivo anno, il decurionato inserì la voce con relativa spesa “ Fondo per la costruzione del camposanto, giusta gli ordini dati, ducati 300”. Succedeva intanto, che, in applicazione della legge, le Autorità civili facevano chiudere le sepolture nelle chiese senza aver provveduto alla costruzione del camposanto. Finalmente, nel 1842, il Comune di Patti presentò il suo progetto al Ministero dell’Interno, che l’approvò. Tutto però, restò sulla carta e nel 1844 il Comune dichiarava che la costruzione non era possibile per le ristrettezze economiche. Nel 1854, allo scopo di seppellire i morti di colera, una parte del terreno adiacente il convento fu ceduta al Comune per uso di Camposanto e a questo fine venne eretto anche un fabbricato per la conservazione delle casse mortuarie (carnala). Costituitosi il regno d’Italia e sollecitato dal nuovo governo, il Consiglio, su proposta del Sindaco, il 15.5.1864 deliberò scegliersi come locale adatto per il Cimitero, la selva del convento dei PP. Cappuccini, autorizzando la giunta a far redigere opportuna relazione da un perito. Due anni dopo fu promulgata la legge 7.7.1866 sulla soppressione delle Corporazioni religiose e tutto il complesso fu prima incamerato dallo Stato e, con successivo atto del 10.12.1867, ceduto al Comune. Per la chiesa venne stabilito il semplice rapporto d’uso con l’obbligo dell’ufficiatura. Tuttavia, ancora per alcuni anni si continuò ad usare, come luogo di sepoltura, la piccola cappella costruita nel 1854. Nel 1870, viste le crescenti richieste e considerato che occorrevano i fondi per ripararla, il Comune stabilì di applicare delle tariffe; quelli i cui parenti non potevano pagare dovevano inumarsi nelle fosse. Il 29.9.1870 una commissione scelta dal Prefetto si portò sul posto per definire la pratica del cimitero e, pur riconoscendo che il luogo era adatto per la parte igienica, per la distanza dal centro abitato e per l’estensione del terreno, constatò che i caratteri geologici del terreno non corrispondevano a quelli voluti dalla legge, perché il terreno era argilloso, difficile a scavarsi e facilmente umido. Ma poiché tutto il suolo che circonda Patti è argilloso, si pensò di modificare il terreno mescolandovi una quantità di arena dal vicino torrente. Il 16 agosto 1877 venne approvato il Regolamento del servizio mortuario del cimitero. Per costruire il nuovo muro di recinzione, si rese necessario abbattere trentacinque cipressi; nel 1893 fu sistemata la strada di accesso al cimitero; nel 1895 si stabilì di dare in appalto il servizio di trasporti mortuari; a partire dal 1897 si deliberò di appaltare la fornitura delle casse mortuarie “di legno leggero” per i poveri che, contro il regolamento, si usava ancora seppellire nella nuda terra; nel 1930 si costruì la sala per le autopsie; nel 1953 fu installato l’impianto elettrico permanente. Il fabbricato del convento non venne, invece, mai utilizzato dal Comune e nel 1932 fu abbattuto per ampliare il camposanto. La chiesa, mantenuta aperta al culto fino al 1908 per cura di due frati che non abbandonarono la città, fu poi diroccata per fabbricarvi cappelle private. L’altare maggiore di questa chiesa corrispondeva al luogo dove ora sorge la cappella del sig. Antonino Cavallaro Mollica. I cappuccini avevano, nel cimitero, una cappella usata come sepolcreto per i frati. Poiché nel cimitero del centro non esisteva una chiesa in cui poter celebrare i riti religiosi, nel 1950 il Comune propose al Padre Provinciale dei Cappuccini di adibire come chiesa quel sepolcreto”riservando al seppellimento dei frati il locale centrale di sinistra dove attualmente si trova l’altare” e l’accordo fu fatto “restando inteso che la proprietà di tutto l’edificio resta sempre dell’Ordine monastico dei Cappuccini…e che le mansioni di cappellano del cimitero vengano esercitate sempre dal P. Guardiano pro tempore del convento di Patti.
Tratto da: Viaggio a Patti nel tempo e nello spazio II Percorsi cittadini di Riccardo Magistri e da: Il centro storico di Patti di Riccardo Magistri