La prima guerra mondiale fu una vera carneficina, i morti italiani si calcolano intorno a 680.000. Anche Patti pagò un alto tributo di sangue per questa guerra a noi tanto lontana, i concittadini caduti furono 104 e i loro nomi sono impressi sul monumento di Piazza Marconi. La lista si apre con il nome del Capitano Filippo Zuccarello , ma chi era e cosa fece di tanto eroico da meritare la medaglia d’oro? La famiglia compare nei registri di anagrafe quando
un Antonino Zuccarello di Riposto sposa nel 1879 Aiello Concetta, dopo dieci anni suo fratello Giuseppe sposa Aiello Francesca (nipote della cognata). Ha così inizio con questo matrimonio celebrato nel 1889 la discendenza di Filippo Zuccarello a Patti. Nasce il 26 settembre 1891 ed è il primo di quattro figli. Frequenta le scuole tecniche, ma nonostante una spiccata predisposizione per la matematica decise a tredici anni di entrare nel collegio militare di Napoli e a diciassette fu ammesso nella Regia Accademia militare di Torino. Quando il 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra, Filippo Zuccarello era ufficiale d’Artiglieria. In principio col suo reparto fu mandato lontano dal fronte, ma impaziente di combattere chiese di andare sul Carso. Dopo un breve addestramento fu assegnato alla gloriosa terza armata guidata dal Duca d’Aosta. L’8 agosto alla testa di un manipolo di soldati, con un’azione fulminea, raggiunse la vetta del Podgora catturando nove ufficiali, trecentocinquanta uomini e liberò cento italiani già prigionieri. Per questa azione gli fu assegnata, il 13 marzo 1917, la medaglia d’argento al valor militare. Fu insignito anche di un’altra medaglia d’argento per un’azione a quota 208 ed encomi solenni, insomma il giovane capitano era sempre in prima linea e ormai non c’era soldato sul Carso che non conoscesse le sue gesta e il suo valore. Il 23 maggio 1917 sul Carso si scatenò l’inferno il capitano Zuccarello, alla testa della 112ª Batteria, sin dal mattino, distrusse le trincee nemiche. Lo svolgersi dell’azione era favorevole alle nostre truppe. Il secondo Battaglione avanzava vittorioso quando il suo comandante veniva colpito a morte. I soldati hanno momenti di incertezza e rallentano la marcia. Allora Filippo Zuccarello che dal suo posto di osservazione si rende conto dell’accaduto lascia la sua Batteria e si butta al comando del battaglione spingendo gli uomini a proseguire l’avanzata sventolando un fazzoletto tricolore. Riescono così a prendere d’assalto la trincea nemica, ma una pallottola colpisce in fronte il nostro eroe. Si avvera così ciò che egli aveva preannunciato in una lettera scritta poco tempo prima alla sorella “Se dovrò lasciare la vita per la Patria, ricordati che sono felice; quindi nessuna disperazione”. Il 25 maggio 1917 la famiglia riceve la notizia della sua morte, la salma del capitano Zuccarello venne tumulata nei pressi di Ferletti nel comune di Doberdò, in provincia di Gorizia, mentre con delibera n° 68 del 29 giugno 1917, si fissarono per il 23 giugno i solenni funerali nel Duomo. Alle onoranze funebri parteciparono le autorità civili, militari e religiose con tutte le rappresentanze delle scuole, il popolo pattese con il sindaco Ignazio Accordino e il vescovo mons. Ferdinando Fiandaca. Ad un anno dalla sua morte, un comitato cittadino commemorò in Patti Marina l’eroe e fu scoperta la lipide murata nella casa che gli aveva dato i natali con un discorso ufficiale pronunciato dallo storico pattese duca Vincenzo Ruffo, principe della Floresta. Quella lapide è lì, sporca e annerita dallo smog, omai completamente dimenticata; infatti i nostri giovani non sanno che è dedicata ad un coetaneo di altri tempi, che si è sacrificato per un ideale.