Dai documenti pattesi, si può risalire ai terremoti che hanno colpito il paese nei secoli; apprendiamo di un terremoto avvenuto nel 1638, che non provocò alcuna vittima e del terremoto del 1693 che distrusse mezza Sicilia. Di ciò che si verificò a Patti, abbiamo la testimonianza di un cappellano di Montagnareale, scritta nel libro dei battesimi (1684-1743), nella prima pagina interna di copertina. “Addì 11 gennaro prima Indizione 1693, giorno di domenica, ad hore 21 (le attuali 15:00), Nostro Signore mandao un terremoto cossì valido e tremendo che durao da circa tre credi e fu tanto forte che nella città di Patti cascao il cappellone grande dell’altare maggiore e si subissao il choro e mezza chiesa; la chiesa di S. Maria dei Greci il dammuso e il convento tutto si liniao”. Altri terremoti si registrarono tra il 1780 ed il 1786. I documenti dell’Archivio Storico ci fanno sapere che, in quei sei anni, si susseguirono ben quattro terremoti. Il primo del 14 settembre registra danni limitati al regio castello, al palazzo vescovile ed alla cattedrale. (ASC Registro dei Giurati). Nel secondo del 5 febbraio 1883 si rilevarono danni “sì di case che di chiese”, ai quali avevano provvisoriamente posto riparo facendo puntellare diverse fabbriche ed altre facendole abbattere perché pericolose (ASC Registro dei Giurati). Il terzo il 10 marzo 1786 anche questa volta senza vittime. La testimonianza sul terremoto del 24 luglio 1786 ci è data da una lettera scritta dai Giurati al Vicerè per chiedere aiuto “Questa mattina alle ore otto (le attuali 3:00 del mattino) nel mentre tutti con questo suo popolo eravamo nel sonno, ecco che fuvvi un orribilissimo tremuoto […]chi fuggiva nelle strade, chi gridava pietà e misericordia, chi domandava perdono a Dio e chi guardava la propria casa che stava a momenti per cadere a terra […] non sappiamo ancora però se danno di persone vi fusse stato”.Il terremoto del 5 marzo 1823 danneggiò gravemente le fabbriche della Cattedrale e del palazzo vescovile, al punto che dovettero essere puntellate. In particolare, si rese necessario diroccare il cappellone della chiesa e riedificarlo dalle fondamenta; ristrutturare la navata centrale e la cappella di S. Febronia che minacciava rovina. Né in questo terremoto, né nel successivo del 14 settembre 1880 la città ebbe vittime. Arriviamo al mese di dicembre del 1908. Il bollettino della diocesi di Patti riporta una notizia “Il giorno 10 dicembre tre violente scosse telluriche, ad intervallo di ore, spargevano la desolazione di sconfortanti timori. Non si rilevano danni” Il numero successivo è dedicato interamente al disastro di Messina del 28 dicembre 1908. Sulla situazione a Patti, relazionava il 1° giugno 1909 il commissario prefettizio, vi si legge tra l’altro, che la popolazione aveva abbandonato la città per trovare ricovero sia nelle case rurali, sparse nel territorio, sia in mal connesse baracche affrettatamente costruite nelle pubbliche piazze. Numerose le chiese gravemente lesionate. La stessa sede municipale, fabbricato solidissimo, di recente costruzione, aveva riportato profonde lesioni nella parte interna dei muri perimetrali. Si era dovuto chiudere l’ospedale perché pericolante. Dopo il terremoto del 16 aprile 1978, che causò molti e gravi danni ai vecchi fabbricati di Patti, non ci fu alcuna vittima e un improvvisato comitato di fedeli, qualche giorno dopo, accorse in cattedrale per chiedere di portare a spalla in processione la statua di S. Febronia come del resto era sempre avvenuto anche nei precedenti terremoti.
(Notizie tratte da “Il culto e la festa di S. Febronia/Patrona di Patti” di Riccardo Magistri)