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- Scritto da Maria Antoinietta Letizia
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Ogni anno il 2 luglio i fedeli partecipano ad un pellegrinaggio che parte dalla chiesetta di Santa Febronia nel quartiere Pollini e attraversando parte del centro storico raggiunge la porta di San Michele e di lì continua verso la località chiamata Acqua Santa che è il luogo dove la tradizione vuole che Santa Febronia, protettrice di Patti, sia stata battezzata da Sant’Agatone. Ma questa data ha un significato particolare perché ricorda il miracolo del suono delle campane che avvenne il 2 luglio 1656, quando a porte chiuse esse cominciarono a suonare per avvisare la popolazione dell’arrivo di Ascanio Ansalone che aveva acquistato la città e veniva a prenderne possesso. Così i pattesi si prepararono alla sua difesa. I fedeli, accompagnati da Padre Enzo Smeriglio e dalla banda comunale arrivano alla chiesa dell’Acqua Santa dove i fedeli assistono alla Santa Messa. Questo pellegrinaggio dà il via a tutta una serie di iniziative. I festeggiamenti hanno termine l’ultima domenica di luglio con la processione che parte dalla Cattedrale e dopo aver percorso il centro storico raggiunge Piazza Marconi per poi risalire verso la Cattedrale.
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Secondo un’antichissima tradizione orale Santa Febronia visse agli inizi del IV secolo d.C. e subì il martirio sotto l’imperatore Diocleziano. Pur appartenendo ad una famigli agiata di origine pagana, conobbe la fede cristiana e fu battezzata dal vescovo S: Agatone ad una fonte divenuta poi miracolosa, situata in una località detta per questo “Acqua Santa”. La giovane Febronia abbandonato il paganesimo, si consacrò a Cristo Gesù facendo voto di verginità e, a causa di questa scelta, dovette subire angherie di ogni genere da parte del padre, che già aveva in serbo per lei altri progetti di vita. Per sfuggire infine alla collera paterna si nascose presso le grotte in località Mongiove. Ma il padre, scopertone il rifugio, la raggiunse e, accecato dall’odio per la fede cristiana, la uccise gettandone il corpo in balia delle onde. Il corpo della giovane martire, trasportato prodigiosamente dal mare, fu rinvenuto da una lavandaia sulla spiaggia di Minori, località marinara della costiera Amalfitana. Da qui la devozione verso la nostra Santa si diffuse rapidamente fra gli abitanti della regione che, per quanto l’abbiano chiamata Trofimena a causa di alterne vicende storiche, ne hanno sempre affermato il legame con la nostra città. Patti, che custodisce in un’artistica urna argentea, conservata in Cattedrale, alcune reliquie della Santa Concittadina, donate in varie circostanze dai minoresi, venera come patrona S. Febronia alla quale ha più volte attribuito intercessione in circostanze drammatiche. Tra queste ricordiamo la liberazione dalla peste (XVI sec.) e il miracolo delle campane della chiesetta dei Pòllini che suonarono, mentre la chiesa era chiusa, per avvisare i pattesi dell’arrivo di Ascanio Ansalone (1656), che voleva prendere possesso della città, e la protezione della popolazione in occasione dei violenti terremoti del 1693, 1908 e 1978. La festa liturgica è il 5 luglio, ma si festeggia l’ultima domenica di luglio.
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Nella frazione di Sorrentini, da tempo immemorabile si festeggia San Teodoro, la seconda domenica di agosto. Qui si usa far ballare la statua del santo, collocata sulla vara, prima nella chiesa madre (dopo la messa solenne) e poi per le strade del paese mentre si fa la raccolta delle offerte, casa per casa, fino a tarda sera; questa fase è “laica”, mancano infatti i segni distintivi della processione religiosa. Niente croce, sacerdote e anche i fedeli seguono il santo non in processione, ma in ordine sparso ballando insieme ai portatori. Si dice che il ballo si faccia per ricordare il martirio del santo. Infatti San Teodoro era un soldato romano sotto l’imperatore Massimiliano, fu condannato al rogo per aver dato a fuoco al tempio della dea Cibele, intorno all’anno 303: legato a un palo, mentre le fiamme consumavano il suo corpo, egli cantava allegramente lodando il Signore. Anche la processione con le “Pannuse” del venerdi e del sabato antecedenti alla domenica di festa rievocano la morte del santo. I fedeli portano le reliquie in processione tra due file di fuoco, poi arrivati davanti al sagrato della chiesa le pongono al centro per formare un falò intorno al quale si balla accompagnati dalle note della banda musicale. La particolarità di questa festa, in passato, stava nel fatto che al Santo la tradizione riconosceva il potere di liberare le persone possedute dal demonio, chiamati “spiritati”. Fino a qualche decennio addietro, gli “spiritati” arrivavano anche da paesi lontani della Sicilia e della Calabria, quasi sempre condotti da familiari e parenti alla presenza del Santo, e, qui giunti, incominciavano a scuotersi, agitarsi, gridare, a strapparsi le vesti di dosso, sputando al Santo, bestemmiando o pronunciando parole incomprensibili. Erano poi costretti, da chi li accompagnava, a seguire la processione per tutta la durata e se venivano liberati dal demonio gli si toglievano i vestiti, che venivano bruciati, coprendoli con una coperta.