Discendente da un ramo della stirpe di Aleramo, figlia di Manfredo dei marchesi di Monferrato, la giovane Adelasia andò sposa nel 1089 al conte Ruggero d’Altavilla. Dal matrimonio, nacquero due figli: Simone (1093) e Ruggero (22 dicembre 1095). Quando nel 1101 il conte Ruggero morì, Adelasia assunse la reggenza della contea di Sicilia e Calabria per l’erede Simone e in seguito alla sua morte prematura, avvenuta nel 1103, per Ruggero II anch’egli minorenne. Donna d’ingegno, Adelasia era costantemente vissuta a fianco del marito ed aveva notato con quanta saggezza egli avesse amministrato i suoi domini; seguendo avvedutamente le stesse direttive politiche e circondandosi di consiglieri abili e fidati cercò di istaurare una pacifica convivenza tra le varie stirpi, religioni e costumi esistenti nello stato.
La reggenza di Adelasia ebbe fine nel 1112, alla maggiore età di Ruggero, che ella aveva educato alla corte di Palermo, affidandolo a dotti greci, latini ed arabi. Ruggero non smentì le aspettative della madre e fu sovrano dotto e sapiente.
Alla fine del 1112, in seconde nozze sposò Baldovino I di Fiandra, re di Gerusalemme ottenne così il titolo di regina. Questo matrimonio non dispiacque al figlio Ruggero che sperava di ereditare il trono di Baldovino. Infatti, Adelasia aveva posto la sola condizione che, se dal matrimonio non fossero nati figli, la corona del regno di Gerusalemme doveva essere ereditata dal conte di Sicilia. Partì “scortata da nove legni da guerra siciliani” portando con sé grandi tesori. Baldovino aveva bisogno di denaro per le continue lotte che doveva sostenere e per questo aveva deciso di sposare Adelasia, di cui erano note le ricchezze. Dopo due anni, la regina venne a conoscenza che Baldovino era già sposato con un’armena, di nome Arda, che egli aveva ripudiata e fatta chiudere in convento al solo scopo di intrappolare la contessa. Ma il re si ammalò gravemente e, in punto di morte, fece voto che, se fosse guarito, avrebbe richiamato a se la prima moglie e ripudiato la seconda, illegittima.
Delusa e affranta dal dolore, Adelasia abbandonò Gerusalemme e ritornò in Sicilia (1115). Per l’affronto subito non volle ritornare alla corte di Palermo, si dice che la contessa, colpita da lebbra , si bagnò alla fonte dell’Acqua Santa, dove S. Febronia fu battezzata da S. Agatone e fosse per miracolo guarita, forse per questo motivo stabilì la sua residenza a Patti, dove visse nel castello, accanto al monastero fondato dal suo defunto sposo.
Il 26 aprile 1118 Adelasia, confortata dall’affetto dei pattesi, moriva, lasciando un dolce e buon ricordo di sé. Fu seppellita nel monastero dell’abazia dove fu costruita una cappella che, per molti anni, ospitò le sue spoglie, ma dell’antica tomba non si hanno notizie. L’attuale, fu ricostruita definitivamente nel 1557 e sistemata all’interno della cappella di S. Febronia protettrice di Patti.
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