Achille Fortunato nacque a Patti il 21 settembre 1883 da Gaetano e da Concetta Giardina. Compì gli studi liceali a Cefalù e si laureò in Giurisprudenza a Messina nel 1906. Nel 1908 sposò Maria Rosa Pisani – in famiglia dolcemente chiamata Rosita – da cui ebbe quattro figli: Gaetano, Pietro, Laura e Liliana. Aveva intrapreso il tirocinio prima a Messina e poi a Patti presso il prestigioso studio di Antonino Saggio. Interruppe l’attività forense durante il periodo della guerra del 15-18 quando fu mandato prima alla scuola ufficiali di Modena e poi nella zona di operazioni di Gorizia. Dopo la guerra rientrò a Patti e aprì lo studio legale.
Per altro la famiglia Fortunato ha origini assai antiche e tradizionali attività giuridiche. Francesco, che fu insigne uomo di legge, ebbe la sua tomba nella chiesa di San Francesco nel 1595 insieme con la moglie Isabella Bulgarini; Antonino è citato più volte tra i giurati della città nei primi decenni del XVIII secolo. Malgrato l’agiatezza familiare che gli avrebbe consentito di prendersela assai comoda, era invece per temperamento un lavoratore instancabile e meticoloso. Intorno al 1930 assunse la carica di Podestà che ricoprì per quasi un decennio. Durante il periodo del suo governo furono realizzate in città diverse opere importanti: la riparazione e il potenziamento dell’acquedotto comunale, la sistemazione del cimitero, il restauro di alcune chiese importanti come quella di Sant’Ippolito, il monumento ai caduti, il completamento dell’illuminazione pubblica, l’asfalto della via XX settembre fino a San Leonardo, la posa della prima pietra del liceo in via Trieste. Si adoperò inoltre a risolvere l’annosa questione del teatro Comunale. Il pregevole vecchio teatro in via Garibaldi era rimasto fuori uso sin dal 1908, dall’epoca del terremoto di Messina, e per decenni oggetto di continue diatribe circa l’opportunità di ricostruirlo o di demolirlo. Egli decise infine di abbatterlo e di utilizzare l’area per l’ampliamento del nuovo ospedale Barone Romeo. Reperì però e concesse in permuta un’area comunale in via Trieste perché fosse costruito lo stabile che vediamo ancora oggi. Purtroppo, se l’ospedale fu completato, sia i lavori del Liceo che quelli del Teatro furono interrotti a causa della guerra. A testimonianza della sua onestà morale ricordiamo che dopo un articolo del giornale pattese “Vita Nostra” nel quale si dava notizia ai cittadini delle opere pubbliche in corso di attuazione egli scrisse una lettera alla redazione nella quale specificava che il merito delle pratiche portate a termine e di alcune in corso non andava attribuito a lui bensì a “onore della cessata amministrazione straordinaria tenuta dal Cav. Ignazio Runcio”. Lo si vedeva circolare talvolta a bordo della sua macchina, una Lancia Lamda, che era una delle cinque macchine private allora in circolazione a Patti. Venuta la guerra molte cose naufragarono, vennero anni di distruzione e di abbandono e tutto cambiò. Achille Fortunato mancò ai vivi nella sua Patti il 10 ottobre 1976. Viene ricordato con un piglio austero, ma la parola affabile. Era una grossa autorità cittadina, ma non risulta che si sia mai servito della carica pubblica per scopi personali o per perseguire qualche irriducibile avversario politico. Egli era insomma, come si diceva in quei tempi remoti, un galantuomo.
[Tratto da un articolo del prof. Michele Mancuso del febbraio 2001]